30 novembre 2009

Percorsi marini

E due. Puf, pant, la Junk Collection è stata esplorata in un tempo nettamente inferiore a quello che avrebbe meritato. Questa mostra andava assorbita, respirata, aveva bisogno di uno spettatore partecipante che si sa lasciare andare alle impressioni.


La mostra apre con un'ondata di luce blu, che illumina piccoli atolli composti da anelli di plastica inanellata su se stessa, un'ondata di luce liquida, acqua rarefatta. L'artista non si è giocata subito la sua opera da cartellone, quella splendida balenottera lignea e inerte, quella l'ha mescolata tra le opere proiettate nell'aria dai faretti sul pavimento. La sala è piccola e coronata da volte affrescate, buia, le opere emergono come se brillassero di luce propria. Ed è un susseguirsi di pesci, paesaggi, fiori, figure oscure che sembrano fantasmi tornati alla luce per ricordarci la superficialità dell'abbandono. Un pregevole video (realizzato perlopiù in stop motion) ha completato l'esperienza, regalandomi un'idea di cosa significherebbe (ri)dare vita a quegli oggetti.

Definitivamente un'ottima scelta, quella di vedere la Junk Collection. Prossima tappa: biennale d'arte conteporanea di Firenze, se gliela fo.

22 novembre 2009

Update di frontiera: arte, libri e varietà

Dovuto e doveroso. Grazie per esserti preoccupato di passare a vedere come sto.

Un paio d'ore di Gehry e accessible design. Una giornata di energie consumate. Le mostre sono enormemente stancanti, non ci posso fare niente, ho bisogno di un'enorme concentrazione, che non sempre mi basta per uscirne con una carica creativa positiva.

La mostra dedicata a Frank O. Gehry, in triennale, è stata piuttosto deludente. Non per Gehry, mia archistar favorita di sempre, quanto per la mostra in sé, che propone l'insieme di progetti e modelli che rappresentano la sua produzione dopo la svolta artistica (?) del 1997. Un accesso facile, con il Guggenheim di Bilbao, per poi proseguire con modelli di studio affiancati da brevi spiegazioni e da insight sui concept, solo raramente accompagnati dal perché delle scelte, del contesto (fisico e culturale). Uniche eccezioni, la Walt Disney Concert Hall (ma è un progetto consegnato nel 2003, la documentazione disponibile è più vasta) e il progetto per la Louis Vuitton Foundation, che viene ampiamente contestualizzato e dove le scelte dei materiali sono esplicitate con criterio. Ma non sono un architetto, né un designer, solo un'amante affascinata e impulsiva, troppo lontana dal commento entusiastico "bello, ma tanto ora è di moda fare gli edifici così" (sentito realmente). Peccato.

Interessante il "Serie fuori serie", anche se aver transitato per un tempo al Design Museum di Londra e conoscere già (vita e miracoli del)la metà degli oggetti esposti toglie un po' di fascino all'esposizione. In ogni caso, l'allestimento è interessante e ne è risultata una passeggiata rilassante.

Oggi è anche l'ultimo giorno per la Junk Collection, che vista così sembra meritare una visita. Farò in modo di passare entro sera.

Altre cose che sto facendo in questo periodo. Leggo appena ho un minuto libero. García Márquez, Pennac, Calvino, Woolf, Miller, Watterson (Calvin&Hobbes), insomma, non importa, basta esplorare altri mondi.

Sono in esplorazione, sì. Anche di campagne (basta guardare il peso che hanno qui), di amicizie, di novità (martedì mi trovi qui). E penso per la prima volta al Post Sotto l'Albero aka PSlA (qui quello del 2008). Probabilmente non ne esce niente di particolarmente significativo ma si sa, la prima volta è sempre la prima volta.

Insomma, un po' di cose tutte insieme. Magari tra un po' ne tiro fuori qualcosa di buono.

14 novembre 2009

Rassicùrati

(un solo titolo nel pieno della stagione influenzale per dire che sto bene e torno presto. Sto solo leggendo.)