Percorsi marini
E due. Puf, pant, la Junk Collection è stata esplorata in un tempo nettamente inferiore a quello che avrebbe meritato. Questa mostra andava assorbita, respirata, aveva bisogno di uno spettatore partecipante che si sa lasciare andare alle impressioni.
La mostra apre con un'ondata di luce blu, che illumina piccoli atolli composti da anelli di plastica inanellata su se stessa, un'ondata di luce liquida, acqua rarefatta. L'artista non si è giocata subito la sua opera da cartellone, quella splendida balenottera lignea e inerte, quella l'ha mescolata tra le opere proiettate nell'aria dai faretti sul pavimento. La sala è piccola e coronata da volte affrescate, buia, le opere emergono come se brillassero di luce propria. Ed è un susseguirsi di pesci, paesaggi, fiori, figure oscure che sembrano fantasmi tornati alla luce per ricordarci la superficialità dell'abbandono. Un pregevole video (realizzato perlopiù in stop motion) ha completato l'esperienza, regalandomi un'idea di cosa significherebbe (ri)dare vita a quegli oggetti.
Definitivamente un'ottima scelta, quella di vedere la Junk Collection. Prossima tappa: biennale d'arte conteporanea di Firenze, se gliela fo.