Di vacanze, nausee e meccanismi inceppati
Inizia una nuova stagione, tornare al lavoro dopo le ferie è un po' come tornare a scuola, stesso entusiasmo nel rivedere i compagni di classe e stesso naso storto davanti ai primi compiti a casa.
Inizia una nuova stagione, tornare al lavoro dopo le ferie è un po' come tornare a scuola, stesso entusiasmo nel rivedere i compagni di classe e stesso naso storto davanti ai primi compiti a casa.
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Feba
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Gli effetti della "serata Actimel" (i video di Delymith dell'evento) si sono fatti sentire. Negli ultimi giorni, a seguito di una divertente discussione riportata da supercazzola, amici e conoscenti si sono dati da fare su friendfeed per commentare l'iniziativa e hanno preso spunto per discutere su cosa si può migliorare, su come le aziende si dovrebbero porre, sull'efficacia o meno di avviare iniziative duepuntozero per alcuni prodotti. Gianluca scrive la sua opinione, indicando che forse si migliorerebbe l'efficacia delle iniziative spostando l'interesse a monte, Nicola mette in evidenza un punto interessante, ovvero che con tutto quello che il marketing "inventa" per cercare di rendere unico un prodotto tutto sommato simile ad altri sul mercato, diventa difficile distinguere prodotti qualunque travestiti da innovazioni da prodotti veramente innovativi (e qui non entro nel merito perché non posso chiaramente sapere quanto il prodotto specifico sia veramente innovativo). In risposta ai thread di friendfeed, Andrea Febbraio, CEO di Promodigital, l'agenzia che ha seguito l'iniziativa di buzz per Danone, pubblica un post in cui sottolinea che l'iniziativa è stata condotta nel rispetto delle regole di trasparenza del womma.
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Feba
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Houston, abbiamo un problema. Da quando le persone hanno trovato il modo di aggirare un po' di pubblicità (vuoi con i videoregistratori, vuoi con internet, vuoi con altri sistemi), chi si occupa di marketing ha cercato a sua volta il modo di aggirare le difese dei consumatori. Dal buzz e viral marketing più o meno aggressivo, ai fake blog, allo steal marketing, negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento di rotta nelle strategie e negli strumenti. Come a dire, se il ROI si abbassa, frammentiamo i budget e tentiamole tutte.
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Feba
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Ora sono abbastanza grandina da poter dire queste cose. Ho sempre ammirato le signore che tutti i sabato mattina se li passano dal parrucchiere, soprattutto se il parrucchiere non riceve su appuntamento, il che significa che la fila inizia ben prima del sollevarsi della serranda. Capitemi, sono cresciuta in un paese piccolo, il rituale del parrucchiere del sabato mattina è più sacro di quello delle lasagne la domenica a pranzo.
La mia è pura e vera ammirazione. Il sabato mattina, nei paesi piccoli come il mio, la quasi totalità delle madri di famiglia con figli più o meno adulti si sparpaglia tra i vari parrucchieri del paese (duemila abitanti, tre parrucchieri) e contribuisce così a perpetuare una serie di fenomeni che andiamo senz'altro a descrivere.
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Feba
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10:34 PM
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Inutile continuare a parlare di conversazioni e di mercati come conversazioni in un contesto in cui le aziende non sono capaci neppure di mettere insieme una mail da mandare a un database di indirizzi.
Sia chiaro, non ce l'ho con quelli che mi mandano mass email perché allungano la lista delle mail da leggere. Sarei ben contenta di farmi intasare l'account di informazioni rilevanti, senza dover spendere ore a cercarle in rete. Ce l'ho con una sola categoria, ovvero con quelli che non hanno idea di cosa stanno mandando e a chi, con quelli che ti rendono difficile arrivare alla seconda riga, con quelli che si autoincensano, perdendosi nelle parole che illustrano i loro stessi successi.
Questa guida è per voi. Quando mi arriverà anche solo una mail di mass marketing che sia in linea con la maggior parte di questi dieci (più uno) punti, saprò che c'è ancora speranza di parlare con le persone che lavorano nelle aziende e non solo con le loro brochure.
1. Il fatto che una mail mi debba passare sotto gli occhi non ti dà il diritto di approfittare del mio tempo.
2. Se proprio decidi di inviare una mail, comincia identificandoti. Sei una persona che scrive a un'altra persona, dimmi chi sei e fai in modo che possa verificarlo. Tu sai chi sono io, perché mai dovrei prestare attenzione a uno sconosciuto? Dammi qualche riferimento, un profilo LinkedIn, un blog, un account di Twitter. Se non sei nemmeno nel "Chi siamo" della tua azienda (o se la tua azienda non ha nemmeno un "chi siamo"), lascia perdere. Non so chi sei e non ho intenzione di starti a sentire.
3. Adatta il tono della tua comunicazione. Se hai una patente B e sai guidare un'auto, pretenderesti mai di saper guidare un jet? Non mi interessa quanti anni di esperienza hai alle spalle, se decidi di usare i social network per pubblicizzare le tue iniziative, tieni ben presente dove sei e con chi stai parlando. I tuoi toni ingessati e le tue moine non mi interessano. Lascia tutto alle tue brochure patinate e fingi di essere una persona che scrive a una persona. Faticoso, eh?
3 bis. Chiediti se sei in grado di farlo. Di nuovo, non mi interessa quanti anni di esperienza hai alle spalle, ogni contesto ha bisogno di determinate competenze. Se non riesci a sganciarti dal tuo ruolo incravattato, rivolgiti a qualcuno che mangia pane e social network. In questo modo eviterai molte figure barbine.
4. Contattare le persone direttamente e rischiare di avere risposte comporta un notevole dispendio di risorse. Se non sei pronto a dare valore (e a destinare un budget) a questo tipo di relazioni, lascia perdere. Mantenere un rapporto è costoso in termini di tempo e risorse. Se non sei disposto ad ascoltare dopo aver contattato le persone, cambia strategia.
5. "Ho letto il tuo blog e mi sembra molto interessante". Lascia perdere. Io so che la mia mail è finita nel tuo database, così come lo sai tu. Non raccontiamoci fregnacce. Vai al sodo.
6. Proponimi qualcosa di concreto, subito, ora. Se sono interessata, avrai la mia attenzione. La promessa futura di oro, incenso e mirra non mi interessa. Dimmi cosa devo fare se mi interessa, altrimenti lascia perdere.
7. Sii breve, perdio. Non mi interessano tutte le attività della tua azienda e tutti i suoi trascorsi. Se mi interessa, sono capace di cercarlo da sola. Non cercare di guadagnarti la credibilità mettendo tutto nella mail. Tanto la prima cosa che cercherò in rete non sarà il sito della tua azienda, ma l'opinione degli altri utenti.
8. Mettere un link al profilo di Facebook fa figo e non impegna. Ma se mi metti un link a un profilo privato, cosa dovrei farmene? Linka un profilo aperto o un profilo pubblico, in modo da farmi vedere chi sei. Se lo scopo è solo farmi vedere che sei un gran ganzo e sai usare Facebook, lascia perdere. Probabilmente lo so usare meglio di te e non avrò pietà nel cassare le tue future iniziative.
9. Rendimi facile il reperimento di informazioni. Il fatto che tu mi stia mandando una mail non implica il fatto che io beva senza fiatare tutto quello che contiene. Lasciami qualche link, fai in modo che sul tuo sito io possa vedere rapidamente le informazioni che cerco senza perdermi in redirect, musiche, download di brochure e .zip, frizzi&lazzi. Ho perso tempo nel leggere la tua mail. Se io perdo più di un minuto cercando di districarmi tra gli inutili fronzoli del tuo sito, tu avrai perso la mia attenzione.
10. Se nonostante tutto questo sei riuscito a fare in modo di farmi leggere la mail e farmi trovare il tempo per risponderti, evita cortesemente di mandarmi un'altra mail copiaincollata. Se lo fai, io mi sentirò doppiamente presa in giro. L'unico risultato che otterrai finire immediatamente nell'oblio e fare in modo che io racconti al mondo quanto sei arrogante.
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Feba
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4:48 PM
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No, basta. Davvero, mi sono rotta le balle.
Oggi ravanavo nel mio feedreader per recuperare tre settimane di post non letti. A un certo punto mi trovo un link di Stowe Boyd che mi riporta a un post di David Cushman, persone per cui nutro enorme rispetto. L'articolo in questione, datato 17 settembre, si poneva il problema del ROI dei social media, aprendo la questione e passando il meme ad altre persone di tutto rispetto, tipo John Carson. La pippa è sempre la solita: il ROI è misurabile solo nel momento in cui non ragioniamo più per impression ma per engagement. Perderemo il 60% dei clienti insoddisfatti, ma il rimanente 40% apprezzerà la conversazione e una parte di questi potrà potenzialmente diventare un advocate del brand.
Ora, mi scuso con mamma e papà per aver usato una quantità eccessiva di termini inglesi potenzialmente privi di significato anche per chi lavora nel settore, se non per vantarsi al bar con gli amici, ma maledizione, com'è possibile che nell'era del duepuntozero e dei socialmedia e di sticazzi stiamo ancora a farci pippe sul ROI? Un'azienda che decide di entrare nella conversazione non lo fa per le impression, lo fa per instaurare un tipo di rapporto che prescinde dal suo sciantoso website anni '90 e dalle sue glitterate frecce luminose, lo fa perchè crede che fare business con sincerità è un mondo possibile, lo fa perchè gli interessa avere forse meno clienti, ma che quei clienti siano esseri a cui dare e da cui pretendere pari rispetto, lo fa anche perchè capisce che a un certo punto conviene instaurare un rapporto anzichè vendere un servizio con allegata una confezione di vaselina e sotto il prossimo. Come si fa a spiegare a un'azienda che non ha già all'interno il seme di questa cultura come funzionano le cose dopo che la rete è passata come un regolasiepi sulla sua reputazione?
Io, signori miei, attendo al varco. Aspetto che se un nuovo modo di lavorare si sta instaurando, si instaurino con esso nuovi metodi di misurazione oggettiva. Aspetto anche che qualcuno si inventi un modo per misurare la mia fedeltà alla Barilla o alla Nike, ma non rispetto ad altre marche, rispetto alla variazione della tinta di ciano o di magenta delle confezioni. Io aspetto, perchè se finora qualcuno è stato in grado di inculcarmi che un cliente fidelizzato è più remunerativo di un cliente occasionale, ma non di dirmi in percentuale cosa, come e quanto investire in relazione di questa percentuale, aspetto di sentire un oggettivo e misurabile sistema per stabilire quanto io amo la marca. Voglio formule e numeri. Voglio poter dire al mio capo, guarda, il fatto che il cliente x ci ami un punto percentuale in più significa che il nostro guadagno è esattamente di centoquarantadue euro virgola cinquantasei e che questo si ottiene con uno virgola sei twittate giornaliere in più, tre virgola due nuovi gruppi su facebook e otto virgola ottantaquattro plurkate in più l'anno. Altrimenti non state a raccontare storie, che io ho di meglio da fare, tipo togliermi la lanugine dall'ombelico.
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Feba
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7:36 PM
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