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18 gennaio 2008

Due chiacchiere con MrDopplr/2

Seconda parte dell'intervista a Matt Biddulph, CTO di Dopplr (se ti sei perso la prima parte, guarda il post più sotto o, se proprio sei pigro, clicca qui)

A maggio Matt lascia il suo lavoro come freelance e inizia a lavorare a tempo pieno per Dopplr, mentre alcuni investitori che credono nel progetto decidono di versare un piccolo capitale. La somma che mettono a disposizione servirà per comprare i domini e per pagare le spese vive. Così come i due ragazzi lavorano all'inizio semplicemente perchè credono nel progetto e nei valori dell'open source, anche gli investitori versano il loro contributo semplicemente perchè credono nel valore della community. Matt ammette candidamente che alcune scelte, come quella di permettere ai visitatori di registrarsi oppure di utilizzare un openID, sono state fatte più per supportare l'idea che per i vantaggi reali.

Nei mesi successivi, il numero di utenti di Dopplr cresce esponenzialmente, grazie al passaparola della comunità. La differenza tra farsi pubblicità e lasciare che gli utenti ne parlano è sostanziale, ti fa capire quanto le persone apprezzino ciò che hai creato e desiderino sentirsi parte attiva della comunità stessa. Ti fa sentire un buon membro di una comunità che hai contribuito a migliorare.
Dopplr esce dalla fase di beta testing e viene presentato ufficialmente a Le Web 3 a Parigi, nel dicembre del 2007.

Verso la fine della chiacchierata faccio a Matt la domanda che ti rivolgono sempre in Italia quando pensi ad una nuova applicazione: ma qual è il modello di business? Matt risponde che in realtà non c'è, ovvero che si può pensare di monetizzare il sito in molti modi. Il suo preferito è il Flickr model, con cui si può accedere liberamente al servizio (nella sua versione base) e avere features aggiuntive dietro il pagamento di una quota annua ridotta. La pubblicità, come idea, gli piace meno. Allora gli ho chiesto com'era possibile che alcune persone avessero deciso di investire in Dopplr senza un modello di business o un business plan e lui mi ha detto che incredibilmente quando decidi di inserirti nel settore dei viaggi, che è insieme a quello dei libri il mercato che si è sviluppato di più online, le persone pensano che in qualche modo vedranno il ritorno del loro investimento, anche se ancora non sanno bene come. D'altra parte, l'applicazione è molto specifica e attualmente non richiede somme che vanno aldilà della manutenzione dei server e degli stipendi di chi ci lavora; Matt è comunque convinto che se fai qualcosa in cui credi, “Getting the money is a consequence and not the reason you do it".

Per quanto riguarda l'apertura verso l'esterno, Matt ribadisce il suo sostegno all'open source: non c'è nessun vantaggio reale nel condividere i codici o i dati, ma è un modo per avviare il mercato in quella direzione e in qualche modo il mercato ti premierà per aver aperto nuove opportunità. Un fatto che considero rilevante per la privacy è che alla chiusura dell'account di Dopplr, i dati vengono restituiti, perchè Dopplr beneficia dei dati che decidi di mettere a disposizione ma sono comunque privati ed è tuo diritto riaverli (fatto che può sembrare banale e scontato ma che molte volte genera equivoci).

L'ultima domanda riguarda il futuro di Dopplr. Matt è un po' imbarazzato a parlare del futuro perchè, come mi ha spiegato all'inizio, il progetto procede con scadenze poco più che settimanali ed è difficile pensare a cosa succederà nei prossimi mesi. In tutti i casi, mi risponde che vorrebbe procedere verso l'integrazione, strada già intrapresa con Facebook, in cui è attualmente possibile inserire il badge di Dopplr nel proprio profilo. Integrazione dunque, ma se con i cellulari oppure facendo in modo di inserire i viaggi via IM, ancora non si sa.
Matt conclude la sua chiacchierata rispondendo ad una domanda di Bru: che consiglio daresti a chi decide di entrare nel mercato? Matt è sintetico e ha le idee molto chiare:

- fai ciò che conosci bene
- fai qualcosa di cui tu saresti il primo utilizzatore
- non passare mesi a sognare quello che vuoi fare, fallo e basta, anche se si tratta di una semplice mashup in grado di incrementare il valore di ciò che già esiste
- mantieni buoni contatti con San Francisco, se sei a Londra, e con San Francisco attraverso Londra se sei in Italia... San Francisco è un'ottima palestra per le idee e un buon luogo per farle circolare

Chiudo con la frase che mi ha colpito di più. Dopplr non ha niente a che vedere con i viaggi reali, è bello perchè è un database of intentions. Se non hai ancora un account (il che a questo punto mi pare difficile, detto fra noi), nel frattempo puoi dare un'occhiata al mio ;)

17 gennaio 2008

Due chiacchiere con MrDopplr/1

Mercoledì, ore diciotto e trenta. Anzi, diciotto e trentacinque, siamo già in ritardo. Come si chiamava il pub? Prague, ok. Allora l'abbiamo passato, era quello con l'insegna rossa. Sì, è quello.
Entriamo. Ad un tavolo c'è un tizio con gli occhiali, un macbook e un cappuccino che ci fa un segno con la mano. Ecco come ho conosciuto Matt Biddulph, il CTO di Dopplr.

Ci sediamo, due birre, blocco e matita e chiedo a Matt se mi può raccontare un paio di cose riguardo a questo servizio. In un'ora di chiacchierata, Matt mi racconta un po' di tutto, da com'è nata l'idea a qual è il famoso modello di business.

Dopplr nasce da un'idea di Marko Athisaari (qui la sua presentazione di Dopplr) ed è stato sviluppato da Matt Biddulph, che all'epoca lavorava come programmatore e aveva avuto esperienze con BBC e altre grosse aziende e a livello grafico da Matt Jones, che lavorava per Nokia come product designer. L'idea era piuttosto semplice: creare una piattaforma di social network specificatamente dedicata a chi viaggia frequentemente. Dopplr avrebbe risolto il problema di chi si sposta spesso per lavoro, ovvero di far conoscere alla propria lista di contatti dove si sarebbe trovato e quando, in modo da aumentare la possibilità di contatti faccia a faccia con altri che si sarebbero trovati nello stesso luogo. I problemi principali erano legati alla dimensione del pubblico che Dopplr avrebbe avuto: non erano sicuri che un servizio così specifico potesse essere un valido servizio di per sé, ma che forse sarebbe dovuto essere parte di qualcosa di più grande (a feature of a bigger service). Ma l'idea era buona, così Biddulph e Jones si sono convinti che Dopplr sarebbe stato parte di un servizio più grande in senso lato, il web.

All'inizio del 2007 i due si incontrano durante un weekend e in pochi giorni raffinano l'idea, si fanno un'idea di come sarebbe stato il design e di come avrebbero dovuto organizzarsi per il lavoro. Si danno obiettivi a breve scadenza, pensano al lavoro materialmente realizzabile nelle settimane successive e lavorano per gradi, aggiornandosi di persona ogni poche settimane. Nel frattempo, Matt Biddulph lascia il suo lavoro e comincia ad accettare progetti come freelance, il che gli consente di organizzare meglio il proprio tempo e di viaggiare attraverso l'Europa e gli Stati Uniti. Matt sostiene che la tecnologia ha favorito a tal punto il suo stile di vita perchè gli ha consentito di non essere mai presente fisicamente, con una connessione a disposizione poteva lavorare e contemporaneamente vivere in luoghi diversi, utilizzando il suo tempo libero per sviluppare Dopplr.

A marzo la prima versione del servizio è pronta. Per il beta testing vengono selezionate venti persone in grado di fornire feedback utili e di parlare del prodotto. A loro vengono spediti inviti personali, con l'opzione di poter a loro volta invitare altre due persone. Dopplr viene accolto con entusiasmo, Matt inizia a presentare il prodotto alle conferenze e tanto le richieste di inviti quanto i feedback ricevuti eccedono spesso la capacità di gestione. Il capitale investito è ancora minimo e consisteva nel noleggio delle strutture per i weekend in cui si lavorava faccia a faccia.

Fine prima parte