Visualizzazione post con etichetta web 2.0. Mostra tutti i post
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14 febbraio 2008

Occasione persa per qualche produttore di caffè

Ho trovato un sito simpatico. Si tratta di Cafexperiment, un photoblog che raccoglie immagini dedicate al caffè quotidiano. Lo ammetto, se non fosse stato per l'invito su Twitter non lo avrei saputo tanto facilmente. La prima cosa che ho pensato è stata: sarà sponsorizzato da qualche azienda produttrice di caffè. Fatto un giretto sul web ho deciso che probabilmente no, è un blog genuino. Poi ho pensato: sai che successo se lo avesse fatto, chessò, la Illy? Ecco, è che le aziende fanno ancora un po' fatica, mi sa.

Un consiglio spassionato: buona l'idea di aprire l'account su Twitter per farsi conoscere, però usarlo solo per inserire i nuovi post mi pare un grosso limite (motivo per cui ho deciso per il momentaneo no-follow).

08 febbraio 2008

Aperte le iscrizioni per la Girl Geek Dinner

Sei una femminuccia? Ti interessano i nuovi media? Internet? La tecnologia?
Beh, c'è qualcuno che ti pensa e medita di farti incontrare altre ragazze in gamba come te. Dove? Quando? A Milano, il 29 febbraio, alla seconda Girl Geek Dinner italiana. Iscriviti e chiedi informazioni sul sito ufficiale. Ci vediamo là.

30 gennaio 2008

Introduzione al web 2.0: libri e siti

I lettori abituali sono autorizzati a passare velocemente oltre e/o a segnarsi queste cose da una parte, che si sa mai, magari anche voi prima o poi vi troverete a dare suggerimenti ai vostri amici che vorrebbero cominciare ad esplorare la rete :)

Un altro post pensato per chi si avvicina per la prima volta ai temi del 2.0. Di seguito trovate quello che ho letto (o che sto leggendo, o che mi sembra buono per cominciare) e i blog che un anno fa mi hanno dato una mano a districarmi in giro per la rete. Se volete suggerirmi altro materiale nei commenti farete felici me e Marianna :)

Libri.
- La parte abitata della rete, S. Maistrello (una vera e propria guida della rete per i residenti e per i turisti del web)
- Blog Generation, G. Granieri (una bella panoramica sul mondo dei blog e sulle loro implicazioni)
- La coda lunga, C. Anderson (come le nicchie create dalla rete stanno cambiando la concezione dei mercati - da seguire gli sviluppi del suo nuovo libro in pubblicazione, Free)
- Wikinomics, D. Tapscott e A. Williams (utile punto di vista sulle nuove prospettive dell'economia legata ai wiki e alla condivisione della conoscenza)
- Web 2.0 – Le meraviglie della nuova internet, A. Dottavi (una guida pratica su quali sono e come si usano gli strumenti più comuni come Youtube, Flickr, Del.icio.us e altri)

Saggi.
In rete è possibile trovare i pdf di questi saggi, abbiate pazienza e googlate un po'...
- Lo sai quanto vale il tuo link?, G. Granieri
- Media sociali, N. Mattina
- The digitalization of word of mouth: promise and challenges of online feedbach mechanisms, C. Dellarocas

Blog.
Ok, ok, a che serve un blogroll se qui segno buona parte dei blog che leggo quotidianamente? Facciamo così, per cominciare ho iniziato a seguire quelli che trovate nel blogroll del mio (ormai ex) corporate blog. Da questa lista sono esclusi molti dei blog che nel mio reader stanno nelle categorie friends/relax. D'altra parte è così (cit. raffin.).

28 gennaio 2008

Introduzione al web 2.0

Ho recentemente avuto il piacere di rientrare in contatto con un'amica ed ex collega di lavoro che si sta avvicinando ai temi del 2.0 e che mi ha fatto un po' riflettere quando mi ha chiesto se le posso raccontare tutto ciò che so sull'argomento web 2.0 e aziende. Insomma, pensandoci ho scoperto che non so neanche da dove cominciare, nonostante effettivamente la relazione tra web e azienda sia l'argomento della mia tesi...

Così ho pensato di fare qualche post a tema sostanzialmente per due ragioni: la prima, per postare qui un'introduzione che avevo pensato tempo fa, per suggerire libri e condividere link, che possono essere di aiuto anche ad altri; la seconda, perchè credo molto nello strumento blog e sono sicura che qualcuno più competente di me che si trovi a passare di qui per caso avrà voglia di lasciare qualche traccia, qualche annotazione che ho dimenticato o a cui semplicemente non ho pensato. E per questo vi ringrazio in anticipo :)

Un'introduzione al web 2.0

Tempo fa girava in rete un meme. La domanda era: cos'è per te 1.0 e cos'è 2.0. Generalmente, gli utenti associano un oggetto o un'applicazione a 1.0 quando è statico, vecchio, poco interattivo e poco socializzante (radio vs last.fm, tv vs webtv). Fin qui niente di strano. Ma se poi andiamo a vedere che succede proseguendo con il gioco scopriamo che 1.0 è associato a qualcosa di vecchio (obsoleto) oppure tradizionale (videoregistratore vs lettore dvd, sci vs snowboard, piatto tondo vs quadrato). Il 2.0 è cool, non importa cosa sia in realtà, agli abitanti della rete spesso non importa quali sono i paletti che delimitano i due mondi.

Così il 2.0 diventa un feticcio, un etichetta da appiccicare a qualcosa di nuovo. Un esempio da ricordare sono le critiche ricevute dal Corriere che secondo alcuni si è definito 2.0 senza in realtà averne le caratteristiche. Il problema dunque è che tendiamo a definire tutto 2.0, senza badare troppo a quello che significa.

Ho provato a usare qualcosa di 2.0 come il blog per chiedere ad altri utenti cosa significa per loro questa espressione. Si è posto l'accento sul contenuto generato dagli utenti, che vede i fruitori dell'informazione diventare soggetti attivi nella produzione e nella diffusione, per poi definirlo attraverso quattro parole chiave: condivisione, collaborazione, partecipazione e personalizzazione, aggiungendo il fattore chiave della semplificazione delle interfacce. In tutte le proposte, la tecnologia ha un ruolo tutto sommato marginale, un "facilitatore del cambiamento" più che l'oggetto stesso della rivoluzione. L'accento è stato spesso posto sul fattore sociale. I miei commentatori non hanno tutti i torti, direi, ricondurre il 2.0 alla sola tecnologia potrebbe portarci a voler distinguere i servizi attraverso cavilli sempre più piccoli, fino a farci perdere l'evoluzione in atto. Il web 2.0 diventa dunque fenomeno più ampio, che prevede un'evoluzione sociale dei comportamenti e degli atteggiamenti. Non si parla più di applicazioni 2.0, si parla di un atteggiamento 2.0 che implica un nuovo rapporto con l'ascoltatore, un trattamento da pari, una voglia di confronto e di conversare, per migliorarsi a vicenda. Una soluzione per fare in modo che il risultato sia qualcosa di più ampio della somma delle parti.

18 gennaio 2008

Italia.it chiude...

...e nessuno lo dice. Giusto perchè si sappia. Grazie Antò.
(cinquemilioniottocentomilaeuri, è bello ricordarlo)

Due chiacchiere con MrDopplr/2

Seconda parte dell'intervista a Matt Biddulph, CTO di Dopplr (se ti sei perso la prima parte, guarda il post più sotto o, se proprio sei pigro, clicca qui)

A maggio Matt lascia il suo lavoro come freelance e inizia a lavorare a tempo pieno per Dopplr, mentre alcuni investitori che credono nel progetto decidono di versare un piccolo capitale. La somma che mettono a disposizione servirà per comprare i domini e per pagare le spese vive. Così come i due ragazzi lavorano all'inizio semplicemente perchè credono nel progetto e nei valori dell'open source, anche gli investitori versano il loro contributo semplicemente perchè credono nel valore della community. Matt ammette candidamente che alcune scelte, come quella di permettere ai visitatori di registrarsi oppure di utilizzare un openID, sono state fatte più per supportare l'idea che per i vantaggi reali.

Nei mesi successivi, il numero di utenti di Dopplr cresce esponenzialmente, grazie al passaparola della comunità. La differenza tra farsi pubblicità e lasciare che gli utenti ne parlano è sostanziale, ti fa capire quanto le persone apprezzino ciò che hai creato e desiderino sentirsi parte attiva della comunità stessa. Ti fa sentire un buon membro di una comunità che hai contribuito a migliorare.
Dopplr esce dalla fase di beta testing e viene presentato ufficialmente a Le Web 3 a Parigi, nel dicembre del 2007.

Verso la fine della chiacchierata faccio a Matt la domanda che ti rivolgono sempre in Italia quando pensi ad una nuova applicazione: ma qual è il modello di business? Matt risponde che in realtà non c'è, ovvero che si può pensare di monetizzare il sito in molti modi. Il suo preferito è il Flickr model, con cui si può accedere liberamente al servizio (nella sua versione base) e avere features aggiuntive dietro il pagamento di una quota annua ridotta. La pubblicità, come idea, gli piace meno. Allora gli ho chiesto com'era possibile che alcune persone avessero deciso di investire in Dopplr senza un modello di business o un business plan e lui mi ha detto che incredibilmente quando decidi di inserirti nel settore dei viaggi, che è insieme a quello dei libri il mercato che si è sviluppato di più online, le persone pensano che in qualche modo vedranno il ritorno del loro investimento, anche se ancora non sanno bene come. D'altra parte, l'applicazione è molto specifica e attualmente non richiede somme che vanno aldilà della manutenzione dei server e degli stipendi di chi ci lavora; Matt è comunque convinto che se fai qualcosa in cui credi, “Getting the money is a consequence and not the reason you do it".

Per quanto riguarda l'apertura verso l'esterno, Matt ribadisce il suo sostegno all'open source: non c'è nessun vantaggio reale nel condividere i codici o i dati, ma è un modo per avviare il mercato in quella direzione e in qualche modo il mercato ti premierà per aver aperto nuove opportunità. Un fatto che considero rilevante per la privacy è che alla chiusura dell'account di Dopplr, i dati vengono restituiti, perchè Dopplr beneficia dei dati che decidi di mettere a disposizione ma sono comunque privati ed è tuo diritto riaverli (fatto che può sembrare banale e scontato ma che molte volte genera equivoci).

L'ultima domanda riguarda il futuro di Dopplr. Matt è un po' imbarazzato a parlare del futuro perchè, come mi ha spiegato all'inizio, il progetto procede con scadenze poco più che settimanali ed è difficile pensare a cosa succederà nei prossimi mesi. In tutti i casi, mi risponde che vorrebbe procedere verso l'integrazione, strada già intrapresa con Facebook, in cui è attualmente possibile inserire il badge di Dopplr nel proprio profilo. Integrazione dunque, ma se con i cellulari oppure facendo in modo di inserire i viaggi via IM, ancora non si sa.
Matt conclude la sua chiacchierata rispondendo ad una domanda di Bru: che consiglio daresti a chi decide di entrare nel mercato? Matt è sintetico e ha le idee molto chiare:

- fai ciò che conosci bene
- fai qualcosa di cui tu saresti il primo utilizzatore
- non passare mesi a sognare quello che vuoi fare, fallo e basta, anche se si tratta di una semplice mashup in grado di incrementare il valore di ciò che già esiste
- mantieni buoni contatti con San Francisco, se sei a Londra, e con San Francisco attraverso Londra se sei in Italia... San Francisco è un'ottima palestra per le idee e un buon luogo per farle circolare

Chiudo con la frase che mi ha colpito di più. Dopplr non ha niente a che vedere con i viaggi reali, è bello perchè è un database of intentions. Se non hai ancora un account (il che a questo punto mi pare difficile, detto fra noi), nel frattempo puoi dare un'occhiata al mio ;)

06 dicembre 2007

Presentazione di Community management a Milano

Incontro interessante, quello di ieri, e interessante il libro al centro del dibattito.

Il titolo dell'incontro era: "L'organizzazione informale è più efficiente di quella gerarchica?" e le risposte date erano tutte più o meno in linea: dipende. Dipende dal core business dell'azienda (occorre sviluppare idee oppure no?), dipende dalla rapidità con cui si devono prendere decisioni, dipende dal fatto di come mantenere entrambi i modelli organizzativi e inserirli l'uno dentro l'altro (informale è buono, ma bisogna che esista una struttura gerarchica per sistematizzare la raccolta di informazioni).

Un breve excursus sui temi:

Emanuele Quintarelli ha parlato della gestione del KM attraverso strumenti 2.0 e piattaforme collaborative. Ha parlato del KM tradizionale e ha fatto alcune considerazioni sul perchè in alcuni casi si può considerare poco vantaggioso o addirittura sorpassato.

Giuseppe Scaratti (Università Cattolica) ha parlato della necessità di valorizzare le pratiche informali come una risorsa all'interno dell'azienda, di come tradurre i mandati aziendali per generare conoscenza diffusa, delle comunità di pratiche.

Franco Villani (direttore commerciale BTicino) ha parlato del caso della sua azienda e di come la community interna abbia rafforzato la rete di vendita.

Marco Vergeat (AD Isvor Fiat) ha descritto come i concetti di apprendimento (collaborativo, informale, contestuale situato) si aggancino con i processi di formazione (sviluppo individuale, abilitante ai processi)

Un altro libro che conto di avere presto è "Economia della felicità " di Luca De Biase. Il suo contributo è stato al centro di un divertente botta e risposta con Vergeat. Luca ha spiegato come le relazioni tra le persone acquisiscano un nuovo valore attraverso la capacità di connessione e di espressione. Ma anche di come l'azienda debba ripensare al suo ruolo in funzione di questo nuovo valore relazionale.

Grazie dunque a Luisa Carrada per aver pubblicato il post che mi ha permesso di sapere della presentazione e al mio insostituibile compagno di avventura, Gluca.
Ps, la mia è stata davvero una toccata e fuga e non ho fatto in tempo a vedere nessuno, mi spiace :( Prometto di recuperare al più presto :)