Viaggio morettiano nello spaziotempo
Serata stranissima, stasera.
E' iniziata come una serata in cui sai che devi uscire. Che in casa non ci puoi stare. E allora siamo usciti, alle sette e mezzo, per farci un aperitivo.
Sapevamo già dove saremmo andati a parare, in un posto sufficientemente figo e vicino a cui potessi arrivare sana sui miei tacchi. La scelta è ricaduta sull'osteria Moretto, appena fuori porta san Mamolo. La nostra serata è iniziata così, soave, anzi, sauvignon. Un sauvignon veneto, non trentino, ché il trentino tende al piscio di gatto (ci è stato riferito dall'oste, anche se lui un gatto non ce l'ha, ha solo un cane-peraltro un bellissimo boxer). La serata è proseguita così, tra cubetti di melanzane all'odore di menta e cumino, patate al forno, pizzette, gnocchetti sardi pesto e piselli, finchè non è arrivata l'ora di cena. Con Brian Adams come colonna sonora, abbiamo ordinato orecchiette con melanzane all'odore di mentuccia e ricotta salata e crescenta a pane pizza (cotta al forno anzichè fritta) con salumi e formaggi misti. Inutile dire che la serata è ulteriormente proseguita a sauvignon del veneto, finchè non ho finito di mangiare e non ho iniziato a leggere la storia dell'osteria sulla tovaglietta plastificata. Di fianco, lo chef bolognese di origine pugliese mi ha chiesto cosa stessi facendo. Poi è iniziato lo stravolgimento del tempo. Tra una narrazione incrociata della storia dell'edificio e una dell'ordine dei Gesuiti, ho visto le botole da cui si gettava l'uva da pestare, gli accessi maschile e femminile alla vecchia locanda, la forma tronca dell'antico lazzaretto. Ero nell'osteria più vecchia di Bologna, avvolta da una storia vecchia di 800 anni, attraversata dai fantasmi dei pellegrini e di Beatrice, che usava lavare i piedi ai viandanti appena arrivati. Ho passeggiato in un chiostro del 1300 e visto l'ombra delle volte nel sagrato. Le stanze della perpetua. Il cielo stellato blu cobalto che dava un che di irreale allo sconvolgimento spazio-temporale che stavo attraversando. E subito dopo erano le dieci e mezzo. L'ora dei sorrisi e dei ringraziamenti sinceri a chi mi ha accompagnato in questo viaggio, l'ora di pensare che sono stati i ventitre euro meglio spesi di tutto l'anno.