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25 maggio 2008

Eventi fighi/2

Ieri è stata la volta del MicroCamp, un barcamp focalizzato sul microblogging organizzato da Tommaso, Juliette, Davide e Zero9 tutta. Qualche spunto interessante e molta ansia da parte mia (non ho ancora risolto quel piccolo problema di chiacchierare davanti a un pubblico). Durante la settimana ho avuto modo di parlarne con diverse persone che mi hanno aiutato a modellare il discorso. Quello che ne è uscita è una riflessione sull'importanza della dichiarazione del mood in rete. In realtà il discorso si inserisce in un contesto più ampio, da qualche tempo guardo cosa succede in rete, navigo blog link per link e cerco di scoprire cosa pensano le persone, in base alle dinamiche che reggono questa matassa di relazioni. In particolare, quello che mi interessa è scoprire cosa ci succede di strano quando siamo in rete, cosa cambia nella relazione quando c'è di mezzo un (scusa il gioco di parole) mezzo che la media.

Se ti sei perso la presentazione e il discorso ti interessa, mentre carico la presentazione su slideshare puoi leggere un sunto del discorso.

Qualche tempo fa, (grazie ad Alberto, mi ricordava ieri ;) mi sono imbattuta in un servizio online (moodjam) che permette di descrivere il mood attraverso colori. Non sono stati i colori in sè a sorprendermi, ma la facilità con cui era possibile descrivere il mio mood, le mie sensazioni, il mio stato d'animo attraverso i colori ancora prima che attraverso le parole. Mi sono ritrovata poi a navigare in cerca di altri servizi che permettessero di esprimere il mood e mi sono trovata di fronte ad una grande varietà di siti diversi, tra cui emotionr, i rate my day, moodmill, beemood. Può essere un caso, dovuto alla ridondante presenza di qualunque tipo di servizio in rete, ma secondo me non è così banale. La valenza sociale della dichiarazione di mood è forse più forte di quello che pensiamo, in fondo chiedere "come va" è l'atto più spontaneo nell'incontrare una persona. Il mood spesso condiziona gli argomenti, sicuramente, fungendo da feedback, condiziona una quantità di segnali non verbali e relazionali. L'espressione di mood trova oggi facilmente espressione in molti servizi dedicati, così come è successo ad altri "accessori" della pubblicazione, ma come azione in sè esiste da tempo, basti pensare al modo in cui contestualizziamo i discorsi attraverso le emoticons. Dopo aver subìto questo processo di frammentazione, il mood viene riformalizzato in spazi dedicati, ad esempio in Facebook esiste una casella di testo che invita a fare esattamente questo, inserire lo stato d'animo. L'estremizzazione di questo concetto è concretizzata in twistori, un servizio che consente di costruire narrazioni automatiche attraverso un flusso di twit scelti a caso nel database attraverso le parole chiave selezionate dall'utente. Twistori è una narrazione automatica di ciò che potrebbe fare ciascuno di noi attraverso la sola sistematizzazione delle espressioni emotive.


Sono emersi molti spunti interessanti nella discussione che ne è seguita, alcuni hanno portato propri punti di vista. Una nota a parte merita musicovery, suggerito mentre chiedevo cosa sarebbe successo se last.fm avesse implementato una funzione basata sul mood (se me l'hai suggerito tu oltre a Silvia, per favore scrivimi che metto i credits!)

Detta così, una presentazione fatta in dieci minuti sembra facile. I retroscena sono molti, dalla definizione dei servizi (con Bru), alla gestione di una settimana del panico da conferenza (di Biccio), agli spunti e riflessioni (da Tommy a Gaspar a Gianandrea UPD ops, a Fol :D...), alla realizzazione delle slide (di Alice), alla gestione del panico on site (Susan) e al supporto generale tecnico/psicologico del mio team. Nota a margine, abbiamo poi concluso degnamente il camp con il DottaviCamp (muà). Per dire, le emozioni gestiscono un sacco di situazioni, ecco.