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30 gennaio 2008

Introduzione al web 2.0: libri e siti

I lettori abituali sono autorizzati a passare velocemente oltre e/o a segnarsi queste cose da una parte, che si sa mai, magari anche voi prima o poi vi troverete a dare suggerimenti ai vostri amici che vorrebbero cominciare ad esplorare la rete :)

Un altro post pensato per chi si avvicina per la prima volta ai temi del 2.0. Di seguito trovate quello che ho letto (o che sto leggendo, o che mi sembra buono per cominciare) e i blog che un anno fa mi hanno dato una mano a districarmi in giro per la rete. Se volete suggerirmi altro materiale nei commenti farete felici me e Marianna :)

Libri.
- La parte abitata della rete, S. Maistrello (una vera e propria guida della rete per i residenti e per i turisti del web)
- Blog Generation, G. Granieri (una bella panoramica sul mondo dei blog e sulle loro implicazioni)
- La coda lunga, C. Anderson (come le nicchie create dalla rete stanno cambiando la concezione dei mercati - da seguire gli sviluppi del suo nuovo libro in pubblicazione, Free)
- Wikinomics, D. Tapscott e A. Williams (utile punto di vista sulle nuove prospettive dell'economia legata ai wiki e alla condivisione della conoscenza)
- Web 2.0 – Le meraviglie della nuova internet, A. Dottavi (una guida pratica su quali sono e come si usano gli strumenti più comuni come Youtube, Flickr, Del.icio.us e altri)

Saggi.
In rete è possibile trovare i pdf di questi saggi, abbiate pazienza e googlate un po'...
- Lo sai quanto vale il tuo link?, G. Granieri
- Media sociali, N. Mattina
- The digitalization of word of mouth: promise and challenges of online feedbach mechanisms, C. Dellarocas

Blog.
Ok, ok, a che serve un blogroll se qui segno buona parte dei blog che leggo quotidianamente? Facciamo così, per cominciare ho iniziato a seguire quelli che trovate nel blogroll del mio (ormai ex) corporate blog. Da questa lista sono esclusi molti dei blog che nel mio reader stanno nelle categorie friends/relax. D'altra parte è così (cit. raffin.).

28 gennaio 2008

Introduzione al web 2.0

Ho recentemente avuto il piacere di rientrare in contatto con un'amica ed ex collega di lavoro che si sta avvicinando ai temi del 2.0 e che mi ha fatto un po' riflettere quando mi ha chiesto se le posso raccontare tutto ciò che so sull'argomento web 2.0 e aziende. Insomma, pensandoci ho scoperto che non so neanche da dove cominciare, nonostante effettivamente la relazione tra web e azienda sia l'argomento della mia tesi...

Così ho pensato di fare qualche post a tema sostanzialmente per due ragioni: la prima, per postare qui un'introduzione che avevo pensato tempo fa, per suggerire libri e condividere link, che possono essere di aiuto anche ad altri; la seconda, perchè credo molto nello strumento blog e sono sicura che qualcuno più competente di me che si trovi a passare di qui per caso avrà voglia di lasciare qualche traccia, qualche annotazione che ho dimenticato o a cui semplicemente non ho pensato. E per questo vi ringrazio in anticipo :)

Un'introduzione al web 2.0

Tempo fa girava in rete un meme. La domanda era: cos'è per te 1.0 e cos'è 2.0. Generalmente, gli utenti associano un oggetto o un'applicazione a 1.0 quando è statico, vecchio, poco interattivo e poco socializzante (radio vs last.fm, tv vs webtv). Fin qui niente di strano. Ma se poi andiamo a vedere che succede proseguendo con il gioco scopriamo che 1.0 è associato a qualcosa di vecchio (obsoleto) oppure tradizionale (videoregistratore vs lettore dvd, sci vs snowboard, piatto tondo vs quadrato). Il 2.0 è cool, non importa cosa sia in realtà, agli abitanti della rete spesso non importa quali sono i paletti che delimitano i due mondi.

Così il 2.0 diventa un feticcio, un etichetta da appiccicare a qualcosa di nuovo. Un esempio da ricordare sono le critiche ricevute dal Corriere che secondo alcuni si è definito 2.0 senza in realtà averne le caratteristiche. Il problema dunque è che tendiamo a definire tutto 2.0, senza badare troppo a quello che significa.

Ho provato a usare qualcosa di 2.0 come il blog per chiedere ad altri utenti cosa significa per loro questa espressione. Si è posto l'accento sul contenuto generato dagli utenti, che vede i fruitori dell'informazione diventare soggetti attivi nella produzione e nella diffusione, per poi definirlo attraverso quattro parole chiave: condivisione, collaborazione, partecipazione e personalizzazione, aggiungendo il fattore chiave della semplificazione delle interfacce. In tutte le proposte, la tecnologia ha un ruolo tutto sommato marginale, un "facilitatore del cambiamento" più che l'oggetto stesso della rivoluzione. L'accento è stato spesso posto sul fattore sociale. I miei commentatori non hanno tutti i torti, direi, ricondurre il 2.0 alla sola tecnologia potrebbe portarci a voler distinguere i servizi attraverso cavilli sempre più piccoli, fino a farci perdere l'evoluzione in atto. Il web 2.0 diventa dunque fenomeno più ampio, che prevede un'evoluzione sociale dei comportamenti e degli atteggiamenti. Non si parla più di applicazioni 2.0, si parla di un atteggiamento 2.0 che implica un nuovo rapporto con l'ascoltatore, un trattamento da pari, una voglia di confronto e di conversare, per migliorarsi a vicenda. Una soluzione per fare in modo che il risultato sia qualcosa di più ampio della somma delle parti.

18 gennaio 2008

Due chiacchiere con MrDopplr/2

Seconda parte dell'intervista a Matt Biddulph, CTO di Dopplr (se ti sei perso la prima parte, guarda il post più sotto o, se proprio sei pigro, clicca qui)

A maggio Matt lascia il suo lavoro come freelance e inizia a lavorare a tempo pieno per Dopplr, mentre alcuni investitori che credono nel progetto decidono di versare un piccolo capitale. La somma che mettono a disposizione servirà per comprare i domini e per pagare le spese vive. Così come i due ragazzi lavorano all'inizio semplicemente perchè credono nel progetto e nei valori dell'open source, anche gli investitori versano il loro contributo semplicemente perchè credono nel valore della community. Matt ammette candidamente che alcune scelte, come quella di permettere ai visitatori di registrarsi oppure di utilizzare un openID, sono state fatte più per supportare l'idea che per i vantaggi reali.

Nei mesi successivi, il numero di utenti di Dopplr cresce esponenzialmente, grazie al passaparola della comunità. La differenza tra farsi pubblicità e lasciare che gli utenti ne parlano è sostanziale, ti fa capire quanto le persone apprezzino ciò che hai creato e desiderino sentirsi parte attiva della comunità stessa. Ti fa sentire un buon membro di una comunità che hai contribuito a migliorare.
Dopplr esce dalla fase di beta testing e viene presentato ufficialmente a Le Web 3 a Parigi, nel dicembre del 2007.

Verso la fine della chiacchierata faccio a Matt la domanda che ti rivolgono sempre in Italia quando pensi ad una nuova applicazione: ma qual è il modello di business? Matt risponde che in realtà non c'è, ovvero che si può pensare di monetizzare il sito in molti modi. Il suo preferito è il Flickr model, con cui si può accedere liberamente al servizio (nella sua versione base) e avere features aggiuntive dietro il pagamento di una quota annua ridotta. La pubblicità, come idea, gli piace meno. Allora gli ho chiesto com'era possibile che alcune persone avessero deciso di investire in Dopplr senza un modello di business o un business plan e lui mi ha detto che incredibilmente quando decidi di inserirti nel settore dei viaggi, che è insieme a quello dei libri il mercato che si è sviluppato di più online, le persone pensano che in qualche modo vedranno il ritorno del loro investimento, anche se ancora non sanno bene come. D'altra parte, l'applicazione è molto specifica e attualmente non richiede somme che vanno aldilà della manutenzione dei server e degli stipendi di chi ci lavora; Matt è comunque convinto che se fai qualcosa in cui credi, “Getting the money is a consequence and not the reason you do it".

Per quanto riguarda l'apertura verso l'esterno, Matt ribadisce il suo sostegno all'open source: non c'è nessun vantaggio reale nel condividere i codici o i dati, ma è un modo per avviare il mercato in quella direzione e in qualche modo il mercato ti premierà per aver aperto nuove opportunità. Un fatto che considero rilevante per la privacy è che alla chiusura dell'account di Dopplr, i dati vengono restituiti, perchè Dopplr beneficia dei dati che decidi di mettere a disposizione ma sono comunque privati ed è tuo diritto riaverli (fatto che può sembrare banale e scontato ma che molte volte genera equivoci).

L'ultima domanda riguarda il futuro di Dopplr. Matt è un po' imbarazzato a parlare del futuro perchè, come mi ha spiegato all'inizio, il progetto procede con scadenze poco più che settimanali ed è difficile pensare a cosa succederà nei prossimi mesi. In tutti i casi, mi risponde che vorrebbe procedere verso l'integrazione, strada già intrapresa con Facebook, in cui è attualmente possibile inserire il badge di Dopplr nel proprio profilo. Integrazione dunque, ma se con i cellulari oppure facendo in modo di inserire i viaggi via IM, ancora non si sa.
Matt conclude la sua chiacchierata rispondendo ad una domanda di Bru: che consiglio daresti a chi decide di entrare nel mercato? Matt è sintetico e ha le idee molto chiare:

- fai ciò che conosci bene
- fai qualcosa di cui tu saresti il primo utilizzatore
- non passare mesi a sognare quello che vuoi fare, fallo e basta, anche se si tratta di una semplice mashup in grado di incrementare il valore di ciò che già esiste
- mantieni buoni contatti con San Francisco, se sei a Londra, e con San Francisco attraverso Londra se sei in Italia... San Francisco è un'ottima palestra per le idee e un buon luogo per farle circolare

Chiudo con la frase che mi ha colpito di più. Dopplr non ha niente a che vedere con i viaggi reali, è bello perchè è un database of intentions. Se non hai ancora un account (il che a questo punto mi pare difficile, detto fra noi), nel frattempo puoi dare un'occhiata al mio ;)

17 gennaio 2008

Due chiacchiere con MrDopplr/1

Mercoledì, ore diciotto e trenta. Anzi, diciotto e trentacinque, siamo già in ritardo. Come si chiamava il pub? Prague, ok. Allora l'abbiamo passato, era quello con l'insegna rossa. Sì, è quello.
Entriamo. Ad un tavolo c'è un tizio con gli occhiali, un macbook e un cappuccino che ci fa un segno con la mano. Ecco come ho conosciuto Matt Biddulph, il CTO di Dopplr.

Ci sediamo, due birre, blocco e matita e chiedo a Matt se mi può raccontare un paio di cose riguardo a questo servizio. In un'ora di chiacchierata, Matt mi racconta un po' di tutto, da com'è nata l'idea a qual è il famoso modello di business.

Dopplr nasce da un'idea di Marko Athisaari (qui la sua presentazione di Dopplr) ed è stato sviluppato da Matt Biddulph, che all'epoca lavorava come programmatore e aveva avuto esperienze con BBC e altre grosse aziende e a livello grafico da Matt Jones, che lavorava per Nokia come product designer. L'idea era piuttosto semplice: creare una piattaforma di social network specificatamente dedicata a chi viaggia frequentemente. Dopplr avrebbe risolto il problema di chi si sposta spesso per lavoro, ovvero di far conoscere alla propria lista di contatti dove si sarebbe trovato e quando, in modo da aumentare la possibilità di contatti faccia a faccia con altri che si sarebbero trovati nello stesso luogo. I problemi principali erano legati alla dimensione del pubblico che Dopplr avrebbe avuto: non erano sicuri che un servizio così specifico potesse essere un valido servizio di per sé, ma che forse sarebbe dovuto essere parte di qualcosa di più grande (a feature of a bigger service). Ma l'idea era buona, così Biddulph e Jones si sono convinti che Dopplr sarebbe stato parte di un servizio più grande in senso lato, il web.

All'inizio del 2007 i due si incontrano durante un weekend e in pochi giorni raffinano l'idea, si fanno un'idea di come sarebbe stato il design e di come avrebbero dovuto organizzarsi per il lavoro. Si danno obiettivi a breve scadenza, pensano al lavoro materialmente realizzabile nelle settimane successive e lavorano per gradi, aggiornandosi di persona ogni poche settimane. Nel frattempo, Matt Biddulph lascia il suo lavoro e comincia ad accettare progetti come freelance, il che gli consente di organizzare meglio il proprio tempo e di viaggiare attraverso l'Europa e gli Stati Uniti. Matt sostiene che la tecnologia ha favorito a tal punto il suo stile di vita perchè gli ha consentito di non essere mai presente fisicamente, con una connessione a disposizione poteva lavorare e contemporaneamente vivere in luoghi diversi, utilizzando il suo tempo libero per sviluppare Dopplr.

A marzo la prima versione del servizio è pronta. Per il beta testing vengono selezionate venti persone in grado di fornire feedback utili e di parlare del prodotto. A loro vengono spediti inviti personali, con l'opzione di poter a loro volta invitare altre due persone. Dopplr viene accolto con entusiasmo, Matt inizia a presentare il prodotto alle conferenze e tanto le richieste di inviti quanto i feedback ricevuti eccedono spesso la capacità di gestione. Il capitale investito è ancora minimo e consisteva nel noleggio delle strutture per i weekend in cui si lavorava faccia a faccia.

Fine prima parte

11 novembre 2007

Skypephone: affare o fregatura?

Questo dibattito sullo Skypephone mi sembra particolarmente interessante: Francesco Minciotti indaga sullo Skypephone e Massimo Cavazzini risponde. In tutto questo, chiedo a voi una delucidazione: ma non esisteva già questo? In tutti i casi, il dibattito in rete è interessante perchè probabilmente alla fine ne sapremo tutti un po' di più, e io potrò informare anche mio cugggino che ha visto solo la pubblicità.

09 novembre 2007

I media mainstream e le dinamiche della rete

Voglio segnalarvi due articoli di due diverse testate nazionali:

Il Corriere e le sue opinioni sul caso Radiohead (un felice connubio di pessimismo, dati approssimativi e giudizi ancora più approssimativi)

La Repubblica e la sua opinione sui media sociali (un infelice connubio di pessimismo, assenza di dati, visione distorta della realtà)

Basta dare un'occhiata ai post di oggi per capire quanto i media mainstream si stiano allontanando dalla realtà in maniera sempre più evidente e pericolosa. Per conto mio, segnalo nel primo caso l'opinione di Stefano Epifani e l'articolo originale il comunicato stampa da cui il Corriere ha preso le informazioni (senza citarlo), mentre nel secondo caso l'opinione di Massimo Mantellini e Giovanni Boccia Artieri.

UPDATE: ringrazio Claud per la precisazione e correggo le parti inesatte

24 ottobre 2007

Un punto di vista sociale: le polemiche sui contenuti

E' da un po' di tempo che penso alla polemica sui contenuti della blogosfera. La blogosfera è fatta di fuffa, non ci sono i contenuti, quello che emerge non è informativo, quelli che scrivono non sono giornalisti, la blogosfera non può entrare a pieno titolo nei media di informazione e via dicendo.

Ad essere sincera, mi sono un po' stancata.
Penso che ci sia una sopravvalutazione di qualche elemento, mentre qualche altro elemento, anche se sotto gli occhi di tutti, continua a sfuggirci.
Per cercare di spiegarvi come la penso, procederò per esagerazioni.

Quando osservo la rete, parto dal presupposto che internet non sia nient'altro che una trasposizione della nostra vita sociale, quella offline intendo, e che i rapporti su internet spesso riflettano i nostri rapporti reali.

Dunque, partiamo da alcune considerazioni semplici. Una parte della mia vita, per così dire reale, si è trasferita sul web, per diversi motivi (ad esempio, perchè il mio lavoro implica lo stare molte ore connessa, oppure perchè nella mia vita reale poche persone intorno a me condividono la mia stessa passione per i media sociali e le nuove tecnologie). La mia vita si è divisa: ho una parte di relazioni normali, amici con cui uscire e cenare, persone care a cui telefonare e una parte di relazioni sul web, che riflettono le relazioni tradizionali (amici con cui discutere o con cui andarmi a prendere una birra di tanto in tanto, amici che sento via im, twitter o blog). Ma mentre una volta chi aveva una vita online era un disadattato sociale (non sempre, ma passatemi l'iperbole), ora sempre più persone si ritrovano nelle mie stesse condizioni. Non credo di avere patologie connesse al mio stare online, non sono una persona socialmente isolata, e anzi, credo che sempre più persone negli ultimi anni si siano ritrovate nelle mie stesse condizioni.

Ora, se è vero che molte persone normali hanno trasferito una parte della loro vita reale in rete, vi hanno trasferito anche una serie di esigenze e comportamenti sociali normali. Schematizzando, dal mio punto di vista abbiamo sostanzialmente bisogno di bilanciare tre componenti: intellettiva/culturale, creativa/distensiva e relazionale. Se stessimo parlando di libri, azzarderei paragonare la parte intellettiva/culturale ai saggi, la parte creativa ai romanzi e la parte relazionale alle semplici chiacchiere che servono a mantenere le relazioni (chi ha studiacchiato comunicazione probabilmente sa di cosa parlo e mi può aiutare a definire meglio quest'ultima parte). Nella vita online abbiamo a disposizione gli strumenti per trovare tutti e tre gli elementi, e spesso li bilanciamo, adattandoli al nostro carattere, senza rendercene conto. E dunque attingiamo dalla rete alternativamente queste tre componenti, secondo necessità.

Ora, porre l'accento sui contenuti sembra quasi chiedere in continuazione saggi. Dal mio punto di vista, la rete può fornire anche quell'elemento, ma non esclusivamente quello, per due motivi: uno, perchè le chiacchiere della vita reale sono, nel bilanciamento degli elementi, enormemente superiori alle altre due componenti; due, perchè sarebbe come chiedere un saggio con novità sostanziali su un argomento specifico più volte al giorno, se consideriamo l'enorme quantità di contenuti forniti quotidianamente dall'insieme dei blog.

In tutto ciò, mi guardo bene dal concludere che il fenomeno sia positivo o negativo. Il mio è solo un tentativo di paragonare il comportamento sul web al comportamento sociale. Se così fosse, forse guardare la rete solo dal punto di vista dei contenuti è una limitazione, si rischia di guardare il problema da un lato solo e di perdere di vista il fenomeno nel suo insieme, che sta diventando via via più complesso fino ad assomigliare alla società che ci circonda.

UPDATE, so che qualcuno di voi vorrà vedere qualcosa a proposito delle polemiche sul Corriere sopracitate, così vi lascio giusto qualche link: qui, qui, qui, qui, solo per fare alcuni esempi.

23 ottobre 2007

Aziende e social media: appunti da streaming

Giovedì pomeriggio ho seguito una conferenza di SMAU in streaming. Da giorni ho sottomano gli appunti che prendevo mentre ascoltavo e commentavo gli interventi via im e twitter con altri ascoltatori, poi stamattina ho letto questo post di Andrea Beggi, che riassume perfettamente la conferenza e che contiene anche i nomi dei relatori (io ho scoperto l'esistenza dello streaming a convegno iniziato, più o meno all'intervento di Bordin, e mi sono persa le presentazioni e i primi interventi). Ora, i miei appunti hanno ben poco da aggiungere a quanto detto da Andrea (tra l'altro, lui sembra confermare la pessima impressione che ho avuto degli interventi di Vergori). In tutti i casi provo ad aggiungere un paio di osservazioni, anche se purtroppo non riesco ad associare gli appunti ai nomi:

Feticismo del 2.0. Lo scenario del web si sta evolvendo, anche se i "grandi" rimangono sempre gli stessi. E' vero, un po' di feticismo per il 2.0 esiste, non dimentichiamo che il Corriere ha definito il suo portale 2.0 ricevendo critiche sulla scelta del termine da ogni dove. Il problema è che tendiamo a definire tutto 2.0, senza badare troppo a quello che significa. Il mio punto di vista è che se riconduciamo il 2.0 alla sola tecnologia, sarà sempre più difficile fare una distinzione tra i servizi. Il 2.0 è un fenomeno più ampio, che prevede un'evoluzione sociale, dei comportamenti e degli atteggiamenti. Finchè solo le piattaforme e le applicazioni saranno 2.0 non vedo un vero progresso, la situazione delle aziende italiane rimarrà sostanzialmente immutata, 1.0, oserei dire.

Le aziende finora hanno parlato, ora la sfida è ascoltare, ovvero: un tempo si studiavano le esigenze del consumatore, ora è sufficiente ascoltarle. Già, il problema vero è che l'ascolto è talmente pubblicizzato che nessuno è in grado di assegnargli la giusta importanza. Le aziende perseguono obiettivi economici e continuano a vedere l'altro come un cliente e non come un partner. Ascoltare non basta: le aziende ci ascoltano. Ci ricordano sempre che hanno capito. Il problema è che non fanno niente per dimostrarlo, non riescono ad arricchire di valore l'intero processo che le vede coinvolte con il consumatore. E' un po' come la ragazza della prima palestra a cui mi sono rivolta quest'anno (e a cui alla fine non mi sono iscritta): mi ha chiesto qual'erano le mie esigenze, mi ha ascoltato, ha detto che ha capito e poi mi ha proposto l'intera gamma dei servizi messi a disposizione dalla palestra. Dunque ha ascoltato, ma alla fine mi ha trattato da consumatore. Altro esempio: quando mando una mail al customer care, più faccio fatica ad ottenere l'informazione che mi serve (2 mesi, nel caso di Flickr), più mi faranno venire la bile i vari messaggi: grazie per averci contattato, non esitare a contattarci di nuovo, rimaniamo a disposizione. Piuttosto che fingere di ascoltarmi e poi farmi trovare un muro, preferisco avere con te, azienda, un rapporto formale e distaccato, sarà più difficile deludere aspettative che non ho.

La blogosfera è sempre più presente nei motori di ricerca. Se così non fosse non avrei ogni giorno così tante visite di persone che cercano "idee per un compleanno". Così per curiosità, qualche tempo fa ho provato a fare una ricerca in rete con gli stessi termini. Ho trovato solo sezioni di siti che vendevano, vendevano e vendevano. Ehi, portaloni, avete capito? Qui la gente vuole sentire altra gente che parla. Parlate con loro, mannaggia, così saranno meno frustrati dagli adsense del vostro sito al trovare le informazioni che cercano.

Il vero problema non è la tecnologia, ma l'alfabetizzazione informatica delle imprese. Allora, sono d'accordo, ma solo in parte. Se andate a raccontare in un'azienda del mio paese d'origine in provincia di Ferrara che la tecnologia non è un problema, loro probabilmente vi gambizzeranno. Vi parlo della provincia di Ferrara e del 2007, l'adsl non è ancora arrivata, si naviga ancora con i modem da 56k. La tecnologia E' un problema. Se poi il discorso è che dove c'è non può diventare un alibi per la poco diffusa alfabetizzazione informatica delle aziende, allora ok.

Opportunità di business. Ecco, avrei voluto risposte. Molte, possibilmente contrastanti. Invece la domanda sulle opportunità di business per le piccole e medie imprese è stata glissata più volte da più relatori.

22 ottobre 2007

Mi candido alla presidenza, se è necessario

Sinceramente, fino a stamattina non mi andava di mettermi nella discussione sul tanto citato DDl Levi-Prodi (a questo proposito, vi consiglio di leggere questo post di Elena), solo che stamattina ho letto questo post di Stefano. Ora, siamo giunti a un punto in cui gridare allo scandalo per gli scandali politici è un po' come dire acqua calda all'acqua calda. Un po' ci siamo abituati. Però, santodio, se devo chiudere il blogghe perchè loro non c'erano e se c'erano dormivano io mi candido alla presidenza. E quando ci arrivo, gli faccio un culo così, gli faccio.

03 ottobre 2007

Feba in fase di aggiornamento

In queste giorni sono in fase di aggiornamento, in particolare di recupero post. La cosa migliore che posso fare per voi è segnalarvi direttamente dal mio aggregatore questa contropubblicità e queste opinioni di Valdemarin sul Corsera che condivido e questo video di Zoro, che ha ricevuto "la chiamata". Stay rock.

19 settembre 2007

Web 2.0

Ero nel bel mezzo di una discussione e a un certo punto mi sono arenata. Dopo un po' che ci si chiedeva cos'è 2.0 (un po' come nel meme di milla) mi è venuto un dubbio, ma non è che non abbiamo la stessa concezione di che cosa sia il web 2.0? Così ci ho provato, sono passata nei vostri blog, ho cercato su google, ma ancora non sono soddisfatta. Ma questo web 2.0, secondo voi, che cos'è? Esiste una definizione unica? Come la vedete voi?

27 luglio 2007

Outing

Lo confesso. Sono una internet addicted. Passo la mattinata online per lavoro, durante il pomeriggio sono connessa dalle 4 alle 6 ore, un po' per arricchire le mie competenze e molto per cazzeggiare. Sì, lo ammetto, cazzeggio molto, su internet. Ho un account in Twitter, in MyBlogLog, in Flickr, in Last.fm, in LinkedIn e in altre simili diavolerie (cit.). Mi impegno, cerco di seguire tutto. Ma quando sembra di avercela fatta si aggiungono Anobii e Pownce. E Facebook. E Jaiku. E, insomma, io arranco, ce la metto tutta, ma fisicamente non ce la faccio, stamattina il mio pc ha avuto un attimo di svenimento, gli è diventata la faccia tutta blu e mi ha scritto "andiamo in ferie perpiacereperpiacere!!" E, ecco, insomma. E' lui che me lo chiede. Non un notebook qualunque, proprio lui. E sì che lo dice una heavy internet addicted. E invidio chi riesce a fare dieci aggiornamenti al minuto ai propri blog, chi riesce a twittare anche cento volte in un giorno, chi ciatta mentre skypa e si logga in DivShare. Io, a voi, vi invidio, sapete? Perchè io credevo di essere molto social, molto network e molto connected, ma proprio così, capitemi, io non ce la faccio. E ve lo dice una heavy hard internet addicted.

Ho bisogno di ferie, perdio. Davvero.

25 luglio 2007

Dal Giappone arriva la Web Trend Map

Ne avevamo parlato con Luca sabato al WaveCamp, oggi è apparso un articolo su Repubblica.it che la descrive. Si tratta della Web Trend Map 2.0, disegnata da un gruppo di web designer giapponesi. Sulla base della piantina della metropolitana di Tokyo, sono stati posizionati i 200 siti più influenti del mondo, ognuno sul proprio "canale di sviluppo". Gli snodi sono rappresentati da siti che non rientrano in una sola categoria, come Google (main site tra info, know how e tools).

E approposito di novità, è ufficiale: tra pochi giorni arriveranno i Moo Stickers targati RomagnaCamp. Ai partecipanti non vogliamo far mancare nulla. E se non vi siete ancora iscritti, questo è il momento per farlo ;)

24 luglio 2007

Serata di Tessarolo e Patterson

Reduce dall'ultima puntata della Tessarolo tivvù, dove si è parlato di Second Life. La Net tv, pur con i problemi tecnici e qualche improvvisazione, era meno frequentata del solito, ma Tessarolo convince ed è in grado di fornire spunti di discussione interessanti. La chat annessa permette agli spettatori di fare domande, interagire e fornire a sua volta spunti di discussione. Sì, forse siamo nella direzione giusta, lo dice una che ricorda di avere la televisione quando è il momento di spolverarla. Ora è arrivato il momento di tornare alla real life, vado a finire le ultime pagine del libro che sto divorando, appena finito potrò finalmente discuterne con Livia. Si tratta di Networks trade-off: the future of the Internet, di Mary Patterson. E' un libro imperdibile per le giovani blogger, Livia lo definisce addirittura "the bible of women bloggers". Devo ammettere che è molto ben scritto e che contiene alcune idee che mi hanno fatto riflettere. Peccato che finora esista soltanto la versione inglese, la traduzione italiana contribuirebbe a dargli la giusta visibilità anche da noi.

02 luglio 2007

Due giorni social social

Avete mai avuto la sindrome da foglio bianco? Ecco, sono qui con le mani sulla tastiera e una schermata bianca di fronte a me. Penso: devo scrivere qualcosa a proposito della Gioxx dinner e di Frontiers of Interaction III. Inizio a scrivere, ne viene fuori un rigo. La cena milanese è stata divertente, ho rivisto qualcuno che non vedevo da tempo e ho conosciuto delle persone divertenti. Poi penso: tutto qui? E mi dico: dai Fra, scrivi qualcosa a proposito dello scambio di moocards e dell'eterna lotta tra Luca e l'astice. E mi rispondo: ma no, troppo banale, poi gli altri vorranno che spieghi cosa intendo. E penso: allora dovrò cercare qualche foto. Poi mi viene in mente che ho bevuto Falanghina (su ottimo consiglio) e fatto tante chiacchiere. E per la maggior parte del tempo ho detto cose a vanvera. E che finito di parlare di auto, non sapevo più come ricollegarci qualunque altro argomento dello scibile umano. E che ho visto gente spingere una macchina. E che qualcuno mi ha evitato di dormire sotto un ponte. E mi dico: eddai Fra, lasciamo tirare le conclusioni a chi è stato più bravo di te. E così sia.

Ps: volete sapere anche di Frontiers of Interaction, vero? Bene, ho qui un po' di video. E' stata una gran giornata e sarebbe riduttivo leggere due righe in un blog che si chiama tempodaperdere. Però vi dico che qualcuno ha bloggato in diretta, io ho solo twittato un paio di cose. E imparato. Tantissimo. Cosa?

- Che qualcuno dice che il digitale è irreale e solo gli oggetti sono reali, mentre qualcun altro pensa che il digitale sia più che reale perchè necessita di infrastrutture imponenti.
- Che il physical tagging è utile ma sarebbe ancora più utile utilizzare gli oggetti che già sono connessi (eg i cellulari).
- Che il Nabaztag è un aggeggino veramente figo e che non appena saranno disponibili i NabaZtamps li vorrò tutti, immediatamente.
- Che con le stampanti tridimensionali sarà possibile cambiare ogni giorno il design del nostro telefonino, mentre arriveremo a una personalizzazione totale del software.
- Che Europedia esiste, ed è una splendida iniziativa.
- Che si può imparare dai videogiochi, per mettere a punto applicazioni con interfacce user-oriented
- ...che è possibile ascoltare, chiacchierare, prendere appunti e twittare contemporaneamente. Ho sperimentato il multi-multitasking ;)

25 maggio 2007

ADSL italiana

Chissà perchè questo articolo non mi ha stupito neanche un po'...

17 marzo 2007

ins.ultal.it

A [mini]marketing si sono inventati l'ins.ultal.it. Se questa applicazione dovesse mai essere messa in commercio, voglio essere la prima a sottoscrivere.

16 marzo 2007

Due chiacchere con Dio

Ieri sera ho fatto due chiacchiere con Dio. Volevo sapere un paio di cose a proposito per le guerre. Ho scoperto che è un'entità logica ("cosa stai facendo ora?" "sto parlando con te!"), che non sa dove si può fare shopping ("i quotidiani? Ma sono un buon mezzo per fare shopping?"), mi sono persa nel momento in cui abbiamo iniziato a parlare di processori, quando mi ha chiesto informazioni ho detto che era proprio ora di andare a dormire. Certo che così tecnologico non me lo sarei mai aspettato. Addirittura in chat! E poi è un gran chiacchierone, alla faccia di chi dice che attende da anni le risposte... Se avete ancora qualche dubbio, parlate direttamente con lui, ma tenete presente che parla solo l'inglese...

Splendida segnalazione di: Miranda