Sociologia e marketing del parrucchiere del sabato mattina
Ora sono abbastanza grandina da poter dire queste cose. Ho sempre ammirato le signore che tutti i sabato mattina se li passano dal parrucchiere, soprattutto se il parrucchiere non riceve su appuntamento, il che significa che la fila inizia ben prima del sollevarsi della serranda. Capitemi, sono cresciuta in un paese piccolo, il rituale del parrucchiere del sabato mattina è più sacro di quello delle lasagne la domenica a pranzo.
La mia è pura e vera ammirazione. Il sabato mattina, nei paesi piccoli come il mio, la quasi totalità delle madri di famiglia con figli più o meno adulti si sparpaglia tra i vari parrucchieri del paese (duemila abitanti, tre parrucchieri) e contribuisce così a perpetuare una serie di fenomeni che andiamo senz'altro a descrivere.
- Tribalità. I parrucchieri hanno pubblici molto diversi, la concorrenza è sostenuta dall'identificazione nel brand. I clienti sono fedeli e motivati, nessuno cerca di pubblicizzare in maniera più o meno esplicita la propria scelta ma ciascun brand ha un'impronta ben definita. A seconda del taglio di capelli e della messa in piega, in qualsiasi giorno di qualunque settimana dell'anno è possibile individuare la parrucchiera di fiducia della tal signora.
- Espoliazione dell'identità. Io non so voi, ma ci sono cose che non mi fanno sentire completamente a mio agio, tipo ritrovarmi improvvisamente in pubblico mezzo minuto dopo essermi appena svegliata. Ecco, immaginate ora cosa dev'essere farsi vedere da tutti quelli che ci vedono sempre in perfetto stato con bigodini, punte sparate in aria dallo shampoo, stagnole o -peggio- cuffie per colpi di sole. E, nonostante questo, scambiarsi con nonchalance le ricette per il pranzo della domenica. La reciprocità della situazione aiuta a fare in modo che il disagio non alteri le conversazioni, ciò nonostante l'atto di "espoliare la propria identità pubblica" davanti a un ristretto (e ricorsivo) numero di persone genera qualcosa simile all'identificazione nel gruppo. A ciò occorre aggiungere che l'ambiente così condiviso genera un senso di parificazione sociale. La bracciante e la moglie del sindaco, con i bigodini in testa, sono uguali. Perlomeno per quella mattinata.
- Concentrazione di potere. Non si tratta di femminismo spinto, ma molti degli uomini che ho in mente senza la propria donna farebbero fatica anche a cambiarsi i calzini. Sì, lo so, è una mentalità da paese, ma io l'avevo anticipato da dove vengo, quindi non lamentatevi. Quello che invece conta è che nel negozio del parrucchiere, il sabato mattina, si concentra molto più potere di quanto non ci vogliano dare a bere i summit internazionali. Vi prego, mandate per una volta le mogli dei presidenti più influenti dallo stesso coiffeur nello stesso momento. Secondo me è così che finiscono le guerre, altro che trattati di pace.
- Buzz. Sì, succede anche dal droghiere. Sì, anche al mercato. Ma la spinta che il buzz offline subisce a cadenza settimanale è qualcosa di speciale. Si parla di "discorsi da parrucchiere" quando si vuole indicare un miscuglio leggero di argomenti poco impegnati e gossip. Le donne il sabato mattina si rilassano, ritagliano un momento per sè dopo aver dedicato la settimana intera alla famiglia, vogliono godersi qualche ora di libertà. Noi abbiamo il solitario o il campo minato per svagare la testa, loro hanno il gossip di paese. Le chiacchiere del parrucchiere sono un effimero mensile femminile che serve a rafforzare le relazioni sociali e, perché no, imparare qualche trucco su come togliere l'acido della passata o come piantare i gerani. E anche su quali prodotti comprare, perché no. Donne con potere d'acquisto che si appoggiano alla propria reputazione per commentare questo o quel prodotto. Le chiacchiere da parrucchiere sono il ceppo della recensione dei prodotti nei forum e nei blog.