27 dicembre 2010

Buoni propositi e auguri per il 2011

Ho saltato gli auguri di Natale ma non mi perdo gli immancabili buoni propositi&auguri di Capodanno (Presidente, hai visto, sono avanti perché ti stimo, fratello).

Partiamo dai buoni propositi. Huh. Finito.

E ora passiamo agli auguri. Lascio a te, leggente, decidere se li vuoi per te oppure no, in caso puoi sempre andare a vedere Natale a Cernusco Sul Naviglio, nei migliori cinema tra le 20 e le 20.10 in un giorno che non comunicheremo al pubblico.

Leggente, ti auguro per il 2011 di alzarti ogni mattina con due sogni, del valore da modesto a superiore di dispendio energetico , da portare avanti con ostinazione e orgoglio. Uno di questi potrà occasionalmente non andare in porto, oppure uno dei due potrà improvvisamente riuscire. In tutti i casi, tu tienine sempre due su cui lavorare, tutti i giorni.

E ora sciò, a finire il panettone. Io ci metto l'alka seltzer.

Auguri, eh.

12 dicembre 2010

Back from NYC

Con un po' di fatica, lo ammetto, non solo per l'impatto-vacanza, soprattutto per la nottata a Charles De Gaulle, nottata in cui ho visto cose che voi umani. In compenso c'è da dire che sono l'unica persona che conosco che torna felice dalle vacanze.


Questo viaggio in solitaria ha prodotto molte cose.

La prima, tante foto. Tantissime. Che sono state accuratamente selezionate, ho salvato 50 su circa 700 scatti, non male.

La seconda, tante camminate e tanta arte, tantissima arte. Moma, Cooper-Hewitt, MAD, Frick Collection. Una full immersion necessaria e inevitabile, che mi regalerà alcune settimane di ossigeno. Poi basta, poi si deve cercare qualcos'altro, che la bombola di ossigeno artistico si esaurisce in fretta, ma tant'è.

La terza, tante pagine. La mia moleskine è sbocciata come un albero in primavera, con una serie di cose scritte un po' qui e un po' là, raccogliendo idee sparse e rendendole in forma ancora più sparsa. Scrivendo ovunque, nei locali, nei musei, nei parchi e segnando di tutto, appunti, disegni, idee, riquadri, keyword. Mi mancava.

La quarta, tante persone viste, conosciute, incrociate. Persone con cui ho riso, esplorato, bevuto. Persone che non rivedrò più, ma che mi hanno regalato una parte di loro che ha contribuito a rendere questo viaggio indimenticabile.

La quinta, tanti negozi. Tra cui, strano ma vero, mi rimarrà negli anni l'esperienza di M&Ms world, tre piani di tutto il merchandising producibile dalla mente umana brandizzato M&Ms, con confetti giganti che si facevano fotografare con le persone, tubi di due metri pieni di cioccolatini colorati, e poi magliette, gioielli, distributori di chewing gum, cuscini, racchette da ping pong e chi più ne ha più ne metta. Ah sì, anche Bergdorf Goodman era un bel posto, comunque, con le Blahnik e le Loubutin buttate su una rastrelliera divisa per numeri come ai mercatini. E in saldo al 30%, come nelle migliori tradizioni dei mercati rionali. Peccato solo per il prezzo di partenza.

La sesta, l'esperienza di un viaggio intero da sola, senza vincoli, senza una pianificazione se non quella che inventavo la mattina mentre facevo una lunghissima colazione a Le Pain Quotidien. Cartina, moleskine e penna e via, come se non esistesse evoluzione culturale. In giro a riflettere, a odorare, a esplorare le vie, a infilarmi negli Starbucks quando il freddo diventava insopportabile. Senza meta e senza orari, mangiando quando ne avevo voglia, passando un'ora a guardare qualcosa se così mi andava, parlando con le persone che mi ritrovavo di fianco. Mi sono anche innamorata, una volta, ma credo che un colloquio di due sole frasi con uno sconosciuto mai più rivisto ("cosa sta succedendo?" "non lo so, è quello che sto cercando di capire anch'io") non sia sufficiente a gettare le basi per un rapporto solido, così ho lasciato perdere.

La settima, l'aver inventato un nuovo e pratico metodo per annullare gli effetti del jetlag. Usa anche tu il metodo Feba, lo puoi fare anche tu seguendo queste poche e semplici istruzioni:
1. prenota un volo alle 23.30, dopo esserti assicurato di aver camminato tantissimo in lungo e in largo
2. dormi poco e male in aereo
3. arriva in aeroporto e fatti annullare il volo causa neve, ma prima assicurati di aver passato almeno 6 ore su un bus cercando di raggiungere il secondo aeroporto da cui saresti dovuto ripartire, per poi tornare al punto di partenza
4. passa almeno altre 6 ore in fila, in piedi, da solo, senza spostarti e senza aver mangiato dopo la colazione
5. buttati per terra e prova a dormire, ma non più di un'ora, l'ideale è tra le 3 e le 4, in modo da poterti rimettere in fila non più tardi delle 4.15
6. riparti con il primo volo disponibile, diciamo verso le 19.30
7. quando arrivi a casa e vedi un letto vero, svienici sopra

Ecco fatto. Con questo metodo il giorno dopo ti sveglierai fresco e riposato e avrai completamente annullato l'effetto delle 6 ore di differenza. Facile, no?

Per l'ottava, la nona e la decima posso permettermi di contare sulla tua immaginazione, perché ormai hai capito che da qualunque parte la si guardi, questa è decisamente un'esperienza straordinaria.

01 novembre 2010

foto e dintorni

C'è una cosina, che ho fatto di recente per il mio amico Samuele. Se gli piace, io la linco qui.

(ciao papà)

13 marzo 2010

Realtà, realismo e oggettività dell'obiettivo

A gennaio mi ero posta un unico obiettivo artistico/culturale (meglio uno alla volta che tutti insieme, si rischia la frustrazione del porcavaccalodovevofareeinvecenoncisonoriuscitamannnaggiaame), che prevedeva una visita alla mostra dedicata a Steve McCurry. Ovviamente non ce l'ho fatta. Per grazia ricevuta, la mostra è stata in seguito prorogata fino al 28 febbraio, fatto che non prevedeva più alcun tipo di scusante già utilizzata almeno una volta in passato (di scuse autoinventate per sistemarsi la coscienza ne esiste un ampio bacino da cui attingere).
Ebbene, devo dire che l'esperienza è da scindere in due parti che prendono strade opposte.

Esperienza museale. Ho deciso di andare a vedere la mostra un giovedì sera, unico giorno in cui era possibile accedere fino alle 22, prenotando i biglietti online su (caldo) consiglio di un amico. Il centinaio di persone in fila alle 8 di sera costrette a entrare scaglionate, oltre a dare ragione all'amico di cui sopra, faceva temere il peggio. In effetti, all'interno del seppur ottimo contesto del Palazzo della Ragione, la gente era ammassata davanti alle immagini dell'unica sala espositiva. Presa da attacco di claustrofobia, dominato solo a tratti, umida di pioggia che quella sera (guardacaso) bagnava Milano, accaldata per la ressa e per le lampade di illuminazione, la mia visita è durata venti soffertissimi minuti. Le foto fitte come fogliame e le etichette lasciate rase al pavimento non hanno aiutato granché.

Esperienza personale. I venti minuti in cui sono rimasta dentro mi hanno dato materiale su cui pensare per diversi giorni. Cosa mi rimane di questa mostra? La suddivisione delle foto in alberi che rappresentano tematiche più ampie, come la gioia e il dolore, ravvicinate al punto da compenetrarsi l'un l'altra senza soluzione di continuità, lo sguardo dei soggetti che ti trapassa da parte a parte, i colori che ti spalancano gli occhi, il passaggio repentino da un contesto all'altro girando la faccia, il senso di essere impotente al centro di qualcosa di più grande di te, le emozioni che ti schiaffeggiano ogni volta che cerchi di fare un passo avanti, la fermezza realista che ti urla in faccia quando cerchi implorante di distogliere lo sguardo, l'inquietudine nel cercare di trovare un senso a ciò che invece ti viene messo davanti nudo e oggettivo come una natura morta.


La mostra è stata nuovamente prorogata fino al 21 marzo, come indicava un A4 stampato in fretta e furia e appeso fuori dal cancello a metà febbraio. Hai ancora una settimana per non perderti quello che non ti devi perdere.

20 febbraio 2010

Riflessioni di fine anno, anche se siamo a febbraio

Ci sono dei giorni in cui l'aria è più piacevole degli altri giorni, in cui il cielo è sempre più blu, in cui tutto ciò che ti sta intorno passa in secondo piano.

Caro amico che mi leggi, la Feba sta crescendo, è diventata un po' più consapevole di ieri, un po' più cinica, un po' più comprensiva, un po' più disponibile, un po' più vivace, un po' più umorale, un po' più donna, un po' più serena, un po' più nervosa ma anche un po' più rilassata. Sta affinato l'occhio clinico, ma sta diventata un po' più chiara, sta imparando a dire no, ma anche a dire sì, senza dubbio.

Sto osservando questo processo di crescita con l'interesse con cui un botanico seguirebbe i cambiamenti del seme che ha piantato, lo sguardo vivace, un po' preoccupato forse, ma di sicuro con un certo orgoglio.

Nell'ultimo anno sono successe molte cose tutte assieme, certe volte non ho saputo bene come gestirle, ma ho imparato anche a chiedere aiuto quando mi accorgo di non farcela da sola. Certe altre volte mi arrabbio, anche, di non poterle fare da sola, ma così vanno le cose e non ci si può fare molto, se non accumulare esperienza.

Nell'ultimo anno ho avuto persone vicine che mi hanno indicato la direzione, qualche volta le ho ascoltate, qualche volta ho fatto di testa mia, qualche altra volta sono andata addirittura completamente controcorrente, cercando di sfondare a spallate le convenzioni. Certo, non è andata sempre bene, ma mi ritrovo, di nuovo, con un bagaglio in più di esperienza.

Un anno fa la mia vita era molto diversa. Nel giro di pochi mesi ho trovato un altro angolo di mondo accogliente, in cui sistemarmi un attimo, respirare, guardare, imparare. Quello che ho ora è un capitale inestimabile di valori, persone, situazioni affrontate che mi hanno fatto fermare un momento a pensare a quello che ho, perché ogni tanto occorre farlo, altrimenti si procede senza sapere bene su che risorse si può contare.

Con questo cosa volevo dirti, caro amico che segui la mia vita digitale con un misto di interesse, attesa, sospetto, rispetto, pupetto e zolletto, volevo dirti che stai osservando un work in progress, un costruire, un divenire, un rifiorire, un po' partire e un po' morire. Quando cambia qualcosa ti avverto, se non cambia niente a posto così, te sai che la Feba sta bene, perché uno che comincia a scrivere che l'aria a milano è piacevole, beh, o non sa dov'è milano, oppure. No, non possiamo far cambio. Stammi bene.

24 gennaio 2010

l'ultimo mese per tag

lavoro

molto lavoro
cibo
foto
brindisi
montagna
dolcefarniente
lavoro
amici
molto lavoro
cena
molto lavoro
foto
amici
riassettamento degli obiettivi
molto lavoro

nel fortuito caso in cui ti chiedessi che fine ho fatto, insomma.

ps, hint: mi sa che per un po' gli spostamenti (anche di assetto) sono testimoniati qui.