Cosa significa abbandonare un blog
Ieri ho ricevuto l'invito a partecipare a un meme. Ho guardato un po' di commenti sparsi per la rete, tutti piuttosto tecnici. Ma la descrizione che ne ha fatto chi mi ha invitato è così magica e precisa che non potrei fare di meglio. Perciò ho deciso di regalarvi una parte di me, di riportare qualcosa che ho scritto in passato, quando ho abbandonato la mia prima creatura, un posto molto più intimo di questo, un giardino con il cancello e le inferriate...
Non ce l'ho fatta. A due mesi esatti dall'ultimo post, e a 65 giorni dall'ultimo post significativo, non ho ancora trovato il modo di esprimermi. Tutte le mie parole sono in piena crisi creativa, e l'unica cosa che faccio è vivere. Sarei ingiusta a dire che non ho tempo per scrivere, e falsa nel dire che non ho esperienze da raccontare. Semplicemente, ho smesso di scrivere.
Appena arrivata qui, a settembre, mi sono ripromessa di non smettere mai. E' l'unico modo in cui mi sento veramente libera di lasciar fluire un flusso di pensieri scomposti, è un modo per curare le ansie, un modo per riordinare le idee. L'unico vero modo di sentirmi bene.
Ho scritto molto, ho raccontato molto più di quanto succedeva qui fuori e nella mia testa. Ho ripescato ricordi, annodato i fili di tanti momenti trascorsi, espulso il veleno e ricaricato le batterie per la battaglia seguente. Ho descritto emozioni, tradotto immagini, raccontato suoni e colori. E poi ho abbandonato la mia stessa creatura. Non abbandonato del tutto, semplicemente sentivo il mio blog come una terra lontana, che non volevo inquinare con troppi falsi "non ho niente da dire". Il mio blog è un angolo di cuore, ogni tanto passavo di qui per controllare che un pezzo della mia vita non fosse stato inghiottito dalla rete o dallo spam. Ma sono sempre entrata in punta di piedi, solo per dare un'occhiata, atterrita dall'idea di farcire questi ricordi di un elenco di parole vuote di emozioni, non volevo rovinare un luogo che ho faticato ad arredare e a rendere accogliente, più per me stessa che per gli altri. Perchè si, questo è il blog meno cliccato della storia, l'ho difeso con le unghie e con i denti, ho separato la mia intimità da tante chiacchiere fuori luogo. E l'ho lasciato nel momento in cui non potevo dare più di quanto avevo già dato.
Non so quale sia l'origine della mia crisi creativa. La lancetta dela mia vita ha raggiunto negli ultimi due mesi un pericoloso livello di FULL che mi ha ricaricato molto e regalato altre cose a cui pensare. Ma non ho smesso di esprimermi, l'ho fatto nelle mie serate, nelle mie foto, nella mia musica. Però scrivere è un'altra cosa. Richiede pazienza e dedizione, richiede di poter amare e odiare un testo come fosse una parte di te stesso.
E io l'ho fatto. Amo questo blog, amo i suoi post che sono parte di me e amo ogni singola emozione che rivivo nelle parole che ho scritto. Ma non voglio odiarlo, voglio odiare le mie parole, ma non i miei pensieri.
E così sono ancora qua. Di passaggi, di sfuggita, correndo da una parte all'altre dell'Europa. Sono ancora qui, con la sensazione di aver ripreso in mano le mie stesse redini, il controllo della mia mente e delle mie azioni. Sono forte.
La differenza rispetto al passato è la sensazione che le contraddizioni si siano amalgamate e abbiano ridato una forma alla mia psiche distrutta. Scomposta. Frammentata da quest'esperienza fuori dall'ordinario, con emozioni fuori dall'ordinario, con orari, persone, cibo, facce, cultura fuori dall'ordinario. E per questo sono ancora qui, mettendo tutta la me stessa di ora in un post altrettanto distrutto, scomposto e frammentato.
Tutto è me, una contraddizione in termini, la congiunzione degli opposti. Sono rilassata. Serena. Quando verrà il momento che non avrò deciso, sarò di nuovo qui.
UPDATE: in tutta la mia autoreferenzialità mi sono scordata di passare il meme... Vediamo che ne pensano Gluca, Fed, Paul e Svaroschi, giusto per citare qualcuno. Ovviamente si richiede espressamente l'opinione del socio... La questione è sempre questa: cosa significa per voi avere un blog?